...che è diventato un albero di Natale: un pò minimale, un pò ricicloso, un pò rustico, un pò simbolico ma pur sempre un'albero di Natale.
Negli anni passati abbiamo tentato di prendere un albero vero per poi ripiantarlo in giardino ma ci è andata sempre male. Quest'anno abbiamo deciso di risparmiare la vita ai poveri alberelli e dedicare attenzione più all'idea del Natale e a quello che rappresenta che non all'oggetto in sè.
Ecco alcuni passaggi della preparazione del nostro alberello:
(il pallet è stato smontato, levigato, assemblato, poi dipinto in maniera grezza)
(posizionato e addobbato)
Addobbato come? Con palline di lana gialla e lana naturale d'Abruzzo, con dei cuoricini fatti di argilla insieme ai bambini qualche anno fa. Abbiamo tirato fuori anche il nostro presepe fatto in casa ricavato da pezzi di legno avanzati e i funghetti che non c'entrano niente ma mettono allegria. Che ve ne pare? E per tutto questo non abbiamo sprecato niente, nè soldi, nè risorse materiali ed energetiche solo un pò di tempo.
...si esulta, si rende omaggio alla vita, si pensa che quell'esserino ha già reso il mondo un pò migliore, che da grande andrà lontano e che farà grandi cose. Almeno è quello che faccio io.
In questi casi mi piace impiegare il tempo che non ho e le capacità quasi nulle a preparare regalini di benvenuto fatti a mano e con il cuore.
Questa volta mi è uscito un coniglio con il sonaglio. Non è perfetto ma fatto con ammmore.
Benvenuto, Enea! :)
Si, lo so. Sono latitante da settimane. Sono ancora qui, alle prese con la vita vera, un pò affaticata ma positiva e ottimista. Spero di potermi riaffacciare più spesso in questo giardino pieno di bella gente.
...di un vecchio maglione dismesso e infeltrito. Ci servivano al volo un paio di scaldamuscoli per impedire che la neve s’intrufolasse negli scarponcini dell'arrampicatore infaticabile. Ed ecco fatto. Due gesti decisi ed ecco che le maniche del maglione diventano esattamente quello che ci serve – senza correre subito a comprarlo.
Eccomi con altri 5 kg di sapone! Nella mia solita maniera compulsiva ho dovuto fare di più, provare, sperimentare, cercare i limiti (miei e della materia)...
Lo ammetto, sono una grande promotrice dell'autoproduzione. Per come la vedo io, fare da sè le cose necessarie ci rende più liberi dai meccanismi del mercato consumistico, diventiamo sempre meno complici di un sistema "produci-consuma-crepa" e sempre più indipendenti nel creare ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. Inoltre si è più attenti all'ambiente, si produce meno packaging, meno rifiuti, si fanno circolare meno camion per le strade e si utilizza una minor quantità di chimica industriale nel nostro quotidiano. E, fatto non trascurabile in questi tempi di crisi, si è più attenti anche al portafoglio.
Dopo l'autoproduzione di yoghurt, di farina, di conserve di pomodoro, di vari giochi, di pasta modellabile, di cappellini, di ferri da calza, di portapenne per i bimbi, ecc. ora è la volta del SAPONE FATTO IN CASA.
Mi rendo conto di non aver inventato niente di nuovo. Anzi, facendo una ricerca mirata noto che anche altri genitori, anche più bravi e più creativi di noi, hanno realizzato delle bellissime cucine giocattolo per i loro figli partendo da componenti ikea o materiali di recupero. Non posso che condividere con voi il lavoro che ha fatto l'uomo di casa e falegname per vocazione.
Inizalmente è nato questo piano di cottura portatile da delle assi di legno avanzate.
Sono riuscita a finire tutto per il primo giorno di scuola della rospa giusto all'ultimo momento. Quello che più mi ha creato ansia era il portamatite. Ci tenevo tanto a farlo io con le mie manine ma non ho messo in conto di non saper assolutamente cucire. Per di più durante l'estate mia nonna mi ha regalato una macchina da cucire nuova di zecca che non so nemmeno come si accende. Sono stata a leggere le istruzioni d'uso fino a notte fonda, a infastidire ogni donna (perciò potenziale esperto) mi capitasse sulla strada per chiedere consigli.
Insomma, tanta incapacità e insicurezza ma alla fine la forza di volontà ha prevalso.
Ed ecco il fantastico portamatite (fantastico per modo di dire, più che altro una pacca sulla spalla a me stessa) aperto e arrotolato:
Sempre all'ultimo momento ho finito di allestire la sua scrivania. Ho voluto una scrivania minimale, frugale e funzionale. Non so se ci sono riuscita - è passato un secolo da quando ero una scolaretta!
un secchiello per la spazzatura da tavolo (riciclando un barattolo, dipinto con lo stesso smalto all'acqua dei vasi) (kuka = pattumiera in ungherese) (il carillon con i rospi danzanti serve a rallentare lo stress da studio)
un dettaglio: sassolini del Balaton per le prime addizioni e sottrazioni
Ancora non riesco a crederci. Ho una figlia che va a scuola!
Occorrenti: una bacchetta tonda di legno (prezzo: 1,10 euro per 1,5 m circa), un seghetto, un temperamatite, della carta vetrata, della colla e qualche bottone.
Il diametro della bacchetta è a vostra scelta. Io l'ho scelta a occhio e fortunatamente i miei ferri nuovi sono di una misura (6,5) che ancora non avevo.
Il procedimento è semplicissimo: basta tagliare la bacchetta della lunghezza desiderata, fare le punte con un semplice temperamatite e passare la carta vetrata per allisciarli. Io poi ho trattato i ferri con un pò d'olio d'oliva. Insomma, mi ci sono voluti poco più di un'euro e una mezz'oretta di lavoro per tre paia di ferri: uno per me, uno per la rospetta e uno per mia nipote.
Ecco fatto. Ora non mi resta che imparare a sferruzzare decentemente. :)
Ce la autoproduciamo! Come vi dicevo, il nostro Snupone si è allungato e allargato a dismisura durante l'estate perciò urge una cuccia nuova, più grande e soprattutto ben coibentata per le notti fredde. L'uomo di casa si è messo al lavoro e missà che verrà fuori una casa di lusso per il nostro cane birbone che nonostante tutto continua a saltare qualsiasi recinto e gioca a fare lo spirito libero.
Anche in questo caso i risultati vedrete a lavoro terminato.
...delle bambole. Ma anche i piatti e le stoviglie.
Ma anche il tavolino e le sedie. Mi piace molto l'idea dei giocattoli fatti dai genitori per e/o con i propri bambini e noi ce la mettiamo tutta. E siccome siamo affascinati molto anche dalla filosofia dell'autoproduzione in un certo senso ci autoproduciamo i nostri giocattoli, non vi pare? :)
Questa è una casetta delle bambole in perenne allestimento. Solo le bambole sono state comprate e rappresentano la nostra famiglia: mamma, papà, figlio e figlia perciò i rospi si possono cimentare in tutta una serie di situazioni semi-realistiche che oltre a farli divertire li aiuta a elaborare una quantità di sentimenti e frustrazioni che ancora non sarebbero in grado di verbalizzare. Infatti, in questa specie di mondo parallelo, non di rado mi trovo davanti a delle scene domestiche alquanto destabilizzanti in cui regna l'anarchia, in cui i gatti dormono e i topi ballano - sul tavolo e come se non bastasse insieme al vitellino e al maiale. Hmmm, cosa vorrà mai dire?!
La casetta in realtà è un piano di una mensola, il tappeto è una tovaglietta americana, la credenza è un piccolo portaoggetti di legno, le lenzuola sono dei fazzoletti, il tavolo e le sedie sono stati fatti da rospopapà da avanzi di legno, i piatti, le ciotole e le cibarie varie (la pizza, il pane, la frutta, le pagnotte, ecc.) sono state fatte da me e dai rospi usando il das o la pasta di sale.
E ne mancano ancora di cose in casa! Non ci resta che imboccarci le maniche e farceli da soli.
Ho trovato questa ricetta da Estrellazulieri che ho voluto subito provare. Ho apportato qualche modifica, lo faccio sempre, è più forte di me (nella mia cucina regna l’anarchia e io non accetto nessuna regola :)
Allora la mia versione è questa:
Dolce alle ciliegie
1 bicchiere di yoghurt (fatto in casa)
½ bicchiere di olio d’oliva (o di girasole bio)
3 bicchieri di farina integrale (macinato fresco, crusca compresa)
3 uova
8 cucchiaini di miele
un po’ di zucchero di canna per cospargere l’impasto una volta versato nello stampo (verrà fuori una deliziosa crosticina caramellata)
1 bustina di cremor tartaro (ma un qualsiasi lievito può andar bene)
1 mela sbucciata e tagliata a pezzetti
una manciata di ciliegie mature denocciolate
Il procedimento è semplice e veloce. Si amalgama bene tutto, si versa l’impasto in uno stampo (da ciambella o da plumcake) e si cuoce a 180°C per 40 minuti.
E’ perfetto! L’unico difetto è che dura talmente poco. Io l’ho fatto ieri sera dopo aver messo a letto i rospi e non so se oggi a merenda ne troverò una fettina. Grazie della ricetta, cara Estrella. :)
E visto che ho tirato in ballo la farina appena macinata ne approfitto per parlerne un pò. Qualche mese fa abbiamo investito in un mulino a pietra a uso casalingo e devo dire che sono stati soldi ben spesi. L’investimento iniziale non è da poco ma a lungo si ammortizza la spesa (poi se si ordina direttamente dalla Germania si risparmia un buon 30-40% sul prezzo saltando gli intermediari). Attraverso il nostro gas ci forniamo da un mulino che vende grano bio e una grande varietà di farine (farro, grano saraceno, segale, kamut, saragolla, ecc.) e mentre la farina (comprata in grande quantità) ci costa 0.83 €/kg, il grano viene meno della metà. E questo non è l’unico vantaggio. L’altro è la possibilità di variare i cereali quando e come ci pare. Non è per niente facile reperire farine di riso, di farro o d’orzo eppure ci sono tante di quelle sane e sfiziose ricette che le richiedono. Si possono macinare anche i legumi (i ceci per esempio) che sono degli alimenti indispensabili per una sana alimentazione.
Per di più, una farina appena macinata mantiene intatte tutte le proprietà nutrizionali (fibre, sali minerali, ecc.) che altrimenti via via si perdono. Infatti le farine, per essere biologicamente attive, devono essere macinate da pochi giorni per questo è ideale è avere una macina a pietra sotto mano e macinarle al bisogno.
Un altro punto a favore è l’aspetto educativo: i bambini seguono tutto il processo di trasformazione durante il quale il grano diventa farina, la farina diventa impasto, l’impasto diventa pane o pasta o un dolce e avendo assimilato e capito uno dei processi più semplici, più fondamentali e arcaici della nostra cultura, la loro visione del mondo si allarga. La loro partecipazione a questa trasformazione è fondamentale, li fa sentire importanti, parti integranti dei processi elementari del mondo.
Loro possono essere frenetici e io no? Mentre i rospi si buttano a capofitto nelle loro attività nelle quali io ho fondamentalmente due funzioni marginali: quella di dispensatrice di carta, colla, colori, pennelli e lodi e quella di pulitrice aggiustattutto - io mi dedico alle mie erbe: le raccolgo, le seleziono, le lavo, le metto ad essicare. Mi profumano le mani di rosmarino e maggiorana e questo mi rende felice.
Rospa: Mamma, faresti un cappellino per la mia bambola? Ne ha assolutamente bisogno. E anche una sciarpetta...
Ehmmmm, si, perchè no?
Rospa: Mamma, visto che ci sei, me ne faresti uno anche per me? Uno uguale, uguale.
E va bene, ci provo...
Rospo: E' per Anna? Bello. Ma io??!
Certo, tesoro. Mica puoi rimanere senza un cappello, per carità...
Ma adesso basta! Dichiaro ufficialmente fuori stagione i cappellini e il divieto assoluto di avanzare richieste per qualche giorno.
Sul serio, sono stupita. Io non so lavorare nè all'uncinetto, nè a maglia. Diciamo che m'arrangio, che sono una principiante entusiasta, sto imparando a forza di vedere dei tutorial su YouTube.
Mi piacerebbe che questo fosse un'esempio positivo per chi si vuole avvicinare all'arte di arrangiarsi e all'idea di autoprodurre l'autoproducibile. I cappelli appunto. Non saranno perfetti, non saranno bellissimi, ma sono di lana pura e sono fatti con amore dalla mamma. E se ci riesco io, ci riesce chiunque.