giovedì 28 ottobre 2010

Una stagione: l'Autunno

Eccomi per il mio appuntamento del giovedì con Ester.

Fondamentalmente temo l'inverno perchè non mi piace il freddo, non mi piace il buio e, come ho già detto, se potessi andrei in letargo fino in primavera. Questo mio rifiuto istintivo della fase passiva del ciclo naturale non mi fa godere in pieno della bellezza fragrante dell'autunno. Eppure l'autunno è una stagione bellissima in cui l'aria profuma di erba bagnata, di mele, di fumo che esce dai comignoli. In cui la luce diventa morbida e calda e mi sento grata per la carezza di ogni raggio di sole. E' la stagione delle passeggiate con il frusciare delle foglie morte sotto i piedi, con il vento tra i capelli nell'esplosione di colori di cui solo un bosco autunnale è capace. E' la stagione delle infinite pioggie, che ascolti cadere dal caldo della tua tana con un bella tazza di thè fumante tra le mani. E' la stagione che dura così poco, che dà l'idea di una transizione veloce e radicale, che sai che rimpiangerai in giro di poche settimane...

(i regali che il mio giardino mi ha fatto stamattina)

martedì 26 ottobre 2010

E Halloween si avvicina...

Si, si avvicina inesorabilmente e i rospi non mi danno tregua, va festeggiato a tutti i costi! Eppure io, con il freddo e il grigiore sgocciolante di questi giorni piuttosto me ne andrei in letargo. Ma non mi è consentito e allora cerco d'ispirarmi in rete... Ho trovato tutte queste cose carine, le condivido con voi.

lumini da Crafts by Amanda

e ancora lanterne da Vintage Revivals

zucche di feltro da RootsAndWings

pippistrellini da Patchwork Posse

fantasmini da The Crafting Chicks

ghirlanda spaventosa da Paper Crafts

un'altra da Forty-two roads

riciclo creativo da Mer Mag

ragnetti "riciclati" da Fab Mums

a ancora per giocare con la carta...

fonte: Babalisme

fonte: Amy di Living Locurto

Non so quanti di questi progetti saranno realizzati in questo stato sonnacchioso ma ce la metto tutta. E voi?

venerdì 22 ottobre 2010

{this moment}


{this moment} - A Friday ritual. A single photo - no words - capturing a moment from the week. A simple, special, extraordinary moment. A moment I want to pause, savor and remember.
Amanda Soule ~

La mostra

Ho promesso di parlarvene in maniera più dettagliata e lo farò anche se con un ritardo vergognoso. Si trattava di una mostra-installazione pensata ad hoc per la ricerca collettiva che il Private Flat di quest'anno si è proprosto di intraprendere sui temi del linguaggio e della comunicazione e in linea con il progetto curatoriale del codec, le "traduzioni radicali".

Mostra installazione:
Selva dei destini incrociati, 2010
Luogo: una scuola di italiano per stranieri (il
perchè della scelta) nel centro storico di Firenze


La descrizione dei curatori:

La mostra/installazione si basa su un gioco combinatorio liberamente ispirato al Castello dei destini incrociati di Italo Calvino. Chi vi entra è chiamato a farsi viaggiatore e ad addentrarsi in una selva di immagini e parole per diventare narratore/interprete/traduttore della propria esperienza visiva e sensoriale. Le immagini godono della totale libertà di raccontare storie, suggerire sensazioni e possono mutare a seconda dei punti di vista adottati. Il linguaggio della visione, per Lőrinczi, trascende la lingua stessa: è capace di suscitare intuizioni, generare microstorie, tentare “traduzioni”. Il visitatore è invitato a interpretare le carte/immagini seguendo il filo narrativo suggerito dall'autrice, o scegliere di selezionarle casualmente, come se dovesse estrarle dal mazzo di tarocchi del romanzo di Calvino. In questo modo può ipotizzare itinerari e connessioni del tutto personali, intrecciati con le proprie esperienze di vita; liberando l’inesauribile potenziale significante delle immagini. La selva immaginaria, dunque, diviene il luogo dove le storie, i destini, i percorsi di persone tra loro assai diverse si possono incrociare, anche solo per un tempo infinitesimale.

1. Blurred Vision/Visioni appannate
(2 serie di 8 fotografie 30x30cm, realizzate tra il 2006 e il 2010)





2. Astrazione collettiva
(21 fotografie 30x30cm, realizzate tra il 2006 e il 2010)


3. Poesia immaginata

(5 fotografie B/N 30x40cm – testo di Massimo La Spina)

4. Installazione
(fotografie di Enikő Lőrinczi - testo di Massimo La Spina - traduzioni di Enikő Lőrinczi, Ewa Dziejuch, Maria Josè Moraza, Carla Konsten, Solal Abeles, Izumi Hashimoto, Melina Kistani, Gerda Helena Schwenger)


seguiranno dettagli...

La mostra (dettagli)

Qualche dettaglio della mostra a Firenze: preparazione, allestimento,
immagini, parole, riflessi,
i fruitori, ecc.








[questo ragazzo è l'autore di queste foto, dal n°9 al n°18 sono state scattate nel mio spazio,
e ci sono anch'io in secondo piano!]

Un sereno fine settimana a tutti! :)

martedì 5 ottobre 2010

Un nuovo patto tra me e me...

espresso esteticamente.


Ogni tatuaggio è unico a modo suo per come si concepisce, per come si realizza, per il significato che gli si attribuisce e per il fatto che è per sempre. In questa fase delicata della mia vita, in cui sto incontrando dei bivi e devo saper scegliere il giusto, avevo sentito il bisogno di rendere visibili e reali la determinazione e il coinvolgimento totale con i quali sto affrontando una fase nuova della mia esistenza - fatta di gesti concreti, sogni e ideali.

Perchè il sole? Perchè amo il sole. Il sole dà vita, luce e calore... perchè il sole è eternità, è gioia, è vita. Il sole è passione, l'amore per tutto quello che si fa, è coinvolgimento, stimolo e forza. Il sole è l'infinito, è l'eterno ritorno, il ciclo della vita simboleggiato dal cerchio che non ha nè inizio nè fine, è l'idea che dopo ogni tramonto risorgerà di nuovo il sole.

Nel centro ci ho aggiunto l'ideogramma kanji della forza fisica e mentale come auspicio - ne ho proprio bisogno.


Poi, facendo le foto per poter condividere questa mia nuova esperienza con voi, ho notato che quell'ideogramma è anche un 7, il mio numero "magico" da sempre...
Il 7 è già di per sè un numero con una ricchissima simbologia (tutte le civiltà antiche hanno sviluppato un simbolismo numerico in cui il 7 viene interpretato come numero sacro, unico e immobile, è sempre stato l'emblema della pienezza spirituale e cosmica; basta pensare ai 7 nomi per indicare la terra dell'Antico Testamento, ai 7 Sigilli dell'Apocalisse annunciato da 7 Angeli; 7 sono i sacramenti del Nuovo Testamento e 7 i peccati capitali; nell'Ebraismo il candelabro a 7 luci, il Manorah è il simbolo della fede stessa; nel Corano il mondo è sorretto da 7 colonne; nell'Induismo 7 erano gli illuminati del Veda dell'India; poi basta pensare ai 7 colori dell'arcobaleno, alle 7 note musicali, alle 7 stelle della costellazione dell'Orsa Maggiore, alle 7 meraviglie del mondo antico; a sudare 7 camicie e essere al settimo cielo; poi non scordiamoci dei sette nani già che ci siamo). Questo 7 è ognipresente anche nella mia vita privata, in ogni evento davvero importante c'è sempre un 7.

E tutte queste parole per dirvi che mi sono fatto fare un tatuaggio. Sono davvero senza speranze...


Un abbraccio. :)


venerdì 1 ottobre 2010

Progetti in corso #1

Come l'anno scorso, un pò come sfida e un pò per uscire da questo torpore psicologico, parteciperò alla sesta edizione di Private Flat a Firenze, una manifestazione di arte contemporanea che si svolge escusivamente negli spazi privati. Un esperienza unica, entusiasmante, eccitante, sono contenta di poterci essere.

Il teaser dell'edizione dell'anno scorso:

(le foto in bianco e nero, anche quella iniziale che vedete, sono mie)

L'argomento di quest'anno è:

"Quest'anno la riflessione si sposterà sui temi della multiculturalità e del linguaggio, elemento che più di ogni altro caratterizza l'espressione della propria specificità culturale. Brucia Babilonia, titolo scelto per l'edizione 2010, rimanda ad un passato antichissimo ma che è rimasto vivo nei secoli sotto forma di metafora. Il villaggio globale è diventato la nuova Babilonia ed il confronto tra le diverse culture si sviluppa in dinamiche sempre più veloci e spesso spietate. Le lingue hanno perso il ruolo di elemento unificante di un popolo a favore di nuove necessità. Oggi sono diventate un bene da scambiare o da difendere - basti pensare alle recenti polemiche sul recupero delle forme dialettali nelle scuole.
Come sempre, vogliamo portare avanti questa riflessione in maniera corale e contare sull'arte come piattaforma per il dialogo." (dal sito di PF)

E questo è il progetto specifico del mio spazio espositivo:

"Le parole hanno dei significati; alcune di esse, tuttavia, coprono un territorio di comportamenti e di idee, un campo di azioni e di cose, hanno come riferimento una famiglia di concetti e di oggetti. Una di queste parole complesse è identità.
Parole come identità - culturale, linguistica, di genere - diventano importanti proprio quando il loro senso è minacciato, perché indicano appunto valori che tremano, fluidi, caldi; valori che chiedono di essere soccorsi, o recuperati, o ancora che chiedono consapevolmente e razionalmente di essere agiti e trasformati.
L’identità non è un oggetto, ma l’esito di un processo. Un processo di differenziazione. La ricerca dell’identità è ricerca delle differenze. Solo il riconoscimento delle differenze consente di trovare le identità: differenza tra individuo e individuo, tra io collettivo e io collettivo, tra luogo e luogo, tra mondo e mondo. Quindi differenziazione in senso orizzontale, tra identità e identità, ma anche differenziazione interna verticale: differenze armonicamente composte entro la persona e l’individuo sociale, articolazione giudiziosa di un’identità molteplice.
Questo lo spunto iniziale. Da cui, poi, lo spettro di significati si espande per accedere alle accezioni particolari degli artisti presenti: perdita dell’identità e scomparsa delle memorie fisiche che la sottendono (Zuniga, Lastrucci); identità/tempo e identità meticcia, fatta di stratificazioni di narrazioni (Giuffrè, Lőrinczi, Argentieri); inflazione identitaria (Zurczak, Acar); identità multipla, plurale, insorgente (Monitor).

TRADUZIONI RADICALI non dà risposte univoche o definitive rispetto al tema. Moltiplica, piuttosto, le domande. Propone un percorso problematico di punti di vista, di specchi, di riflessioni. Non indica conclusioni che non siano mobili e provvisorie. Appunto tremanti.
Le traduzioni del titolo alludono alla volontà di tentare connessioni, ordire trame, sollecitare dialoghi e incontri possibili attraverso i “manuali di traduzione” che le opere degli artisti presenti in mostra rappresentano.
Ma coinvolgono ed espandono anche il senso intrinseco del tradurre: il condurre le lingue, le culture, le opere umane attraverso un percorso di autochiarificazione, ancora una volta provvisorio, alla parte altra; clandestine conduzioni (fuori da itinerari preconcetti e leggi di flusso) di immagini e parole, visioni e scritture, suoni e silenzi; viaggi attraverso luoghi reali o dell'anima, spostamenti volontari o forzati di idee e di persone, codici di interconnessione, intrecci di fili tesi tra il mondo intimo dell'artista e il mondo esterno, attraversamenti di senso che si prendono il loro tempo e sfuggono alla traduzione simultanea, spingendosi fino alla intraducibilità come condizione finale di ogni linguaggio.
Gettare ponti. Promuovere ibridazioni. Partendo da sé, dal proprio angolo di visuale; avendo chiaro il senso della propria identità, con la sua forza e il suo valore. Assumendosi la responsabilità dell’altro da sé. E in questo essere avventatamente radicali. "



Ed eccomi qui, a mettermi di nuovo in discussione in quanto "artista", in quanto traduttrice, in quanto straniera e in quanto essere umano (a volte) pensante.



(i preparativi; seguiranno dettagli)

{this moment}


{this moment} - A Friday ritual. A single photo - no words - capturing a moment from the week. A simple, special, extraordinary moment. A moment I want to pause, savor and remember.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...