Quindi cerchiamo di essere un pò più produttivi. Ho una lista infinita di post che avrei voluto scrivere nei mesi scorsi ma non ci sono arrivata nè con le energie, nè con il tempo. Peccato. Sono tutte cose che si perderanno strada facendo, esperienze delle quali avrei voluto tenere traccia o almeno creare un backup per la memoria. Vediamo cosa posso fare per rimediare.
Intanto vediamo la mostra che è stata inaugurata venerdì scorso. Questa è la mia decima mostra, mi piacerebbe documentarla anche se in maniera sommaria. La preparazione è stata frenetica e confusionaria. La scelta dell'argomento è stata istintiva, poco pensata ma molto sentita.
Titolo e descrizione:
Albe.ri
“Sai che gli alberi parlano? Sì parlano. Parlano l'un con l'altro e parlano con te, se li sai ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano.” (Tatanga Mani)
Gli alberi sono creature perfette, munite di una grande sensibilità, sono esseri viventi straordinari nel loro perpetuo movimento verso il cielo, verso il sole e attraverso il sole che nascono, crescono, muoiono, ridonano se stessi alla terra e rinascono sempre in infinite meravigliose forme – anno dopo anno, inverno dopo inverno. Queste rinascite sono le ‘albe’ e il ‘ri’-nnovarsi perpetuo.
Sono i ritratti degli alberi invernali: l’attesa, il silenzio, la perfezione delle loro forme e la loro vitalità ridotta ma piena di promesse. Sono gli alberi delle colline teramane che ho imparato a conoscere uno ad uno fotografati con una semplice fotocamera da cellulare. Ho scelto di esprimermi usando un mezzo ‘da dilettanti’ un po’ per praticità, avendolo sempre appresso, e un po’ come provocazione per dimostrare che l’attrezzattura e la tecnica sono solo un punto di partenza: l’idea che si trasmette e l’occhio del fotografo contano di più. “E’ un'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa.” (Henri Cartier-Bresson)