Stamani questo. E' l'ultima mattinata tranquilla, da domani si torna a scuola e questo cambierà i nostri ritmi di vita e le nostre priorità radicalmente - oltre gli altri grandi cambiamenti che avverranno e di cui vi parlerò. Quindi oggi solo questo, una piccola oasi di pace, un po' di tempo per me con un bel libro e qualche riflessione.
Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e corazze d’acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di sconvolgere il terreno con i cingoli, e l’affronti con larghezza di vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e tuttavia non manchi mai di capirla male. Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato. La capisci male prima d’incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l’incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell’incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l’intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.
Philip Roth, Pastorale americana
#(ri)letture
4 commenti:
E allora godetevi questa giornaa e buon inizio!!!
Grazie, Stefania! <3
Mi hai fatto venire voglia di rileggerlo! L'ho letto prendendolo in prestito e mi sono trattenuta, ricordo, dal sottolinearlo tutto. È passato un bel po' di tempo, voirrei proprio cimentarmi in una rilettura.
Grazie per questo post, un abbraccio.
Lena, a volte le riletture sono meglio delle prime letture. Lo sono per me che sono una lettrice compulsiva e impulsiva. Nella seconda lettura metto più attenzione e gli dedico più calma e più riflessioni.
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