Nella Giornata della memoria che cade il 27 Gennaio ogni anno si ricorda la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico. Il 27 gennaio del 1945 i soldati dell’Armata Rossa giunsero ad Auschwitz, abbatterono i cancelli e liberarono i sopravvissuti. Si tratta di una vera e propria macchina di morte infernale messa in piedi dalla Germania nazista a scapito di milioni di uomini, donne e bambini. Di ebrei. Di zingari. Di omosessuali e disabili. Sono storie tragiche, dolorose, agghiaccianti, incomprensibili per chi non le abbia vissute ma sono storie vere. Non come la gelosia crudele della matrigna di Biancaneve, come la cattiveria calcolatrice dei genitori di Hansel e Gretel o come gli atti efferrati del serial killer Barbablù che i nostri bambini hanno conosciuto attraverso le più classiche delle favole. Li la paura è benefica, aiuta a sublimare paure reali che alla fine, attraverso la catarsi e un happy ending, aiutano a decifrare il mondo e la complessità dell'essere umano. No, la Shoah è storia tragicamente vera e per questo molto difficile da raccontare e da accettare. Non c'è catarsi, non c'è sublimazione, non c'è liberazione. Eppure va ricordata e spiegata a questi bambini che sono il futuro di quest'umanità che tanto ha sbagliato. Serve guardare indietro per poter guardare in avanti con consapevolezza e far si che questi tragici errori non siano mai più commessi.
Rivangare queste atrocità serve anche per rendere omaggio alle persone eliminate per la loro diversità (dal punto di vista della razza, dell'orientamento sessuale, delle abilità fisiche e mentali). Non si tratta di ridimensionare la portata tragica della Shoah e banalizzarla ma, in scala ridotta, serve a far capire ai nostri bambini che la diversità non può mai essere motivo di discriminazione e di maltrattamenti. La diversità è ancora oggi una questione spinosa specialmente tra i banchi di scuola e nelle micro comunità frequentate da bambini di ogni età. Si tratta di problemi reali di bullismo e di conformizzazione forzata che, anche se in maniera blanda, riguardano anche i miei figli. La Shoah e la discriminazione, due problemi diversi ma connessi, vanno spiegati ai bambini. E non solo il 27 di gennaio.
Ai bambini più grandicelli lascio una piccola lettura dal Diario di Anna Frank:
15 luglio 1944
Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.
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5 commenti:
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Le parole di Anna colpiscono per la loro attualità, perche' la realtà che le ha dettate non ha smesso di ripetersi seppur con altre forme.
Ciao Eniko,
Grazie per questo emozionante post,
È stato bello leggerlo....bisogna ricordare affinché non accadano più tragedie simili....purtroppo il mondo soffre di Alzheimer, e guerre e guerriglie purtroppo ci sono ancora, per motivi razziali e altri....
Non bisogna dimenticare, mai.
Che parole profonde, lasciato una ferita aperta, perché il nostro mondo di memoria sembra non averne per nulla: se avessimo memoria di ciò che è stato, forse riusciremmo a vivere davvero tenendoci per mano, invece che ammazzarci tra fratelli.
Grazie per lo spunto di riflessione, Monia.
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