domenica 27 gennaio 2013

Diario di bordo_ 27.gennaio.2013

Notizie dal lazzaretto 

Siamo sopravvissuti a quest'influenza assassina - pare.

Il piccolo ha superato l'influenza ma ha maturato una bronchite bella sostanziosa - quindi niente scuola per ora. La grande sembra guarita quindi potrà lasciare l'isolamento. Io, che da anni non assisto a un collasso fisico di tale entità, con febbre a 40 e dolori fortissimi, sono ancora una specie di zombie. Semplicemente non riesco a riprendermi!
E' come se questa malattia avesse voluto mettermi in guardia dalla vita frenetica che stavo vivendo (o subendo?). Come se mi avesse voluto fermare con la forza. Ora ferma sto (controvoglia). E raccolgo i miei pezzi sparsi e rifletto e cerco di fare ordine intorno a me - anche questo è l'andamento naturale delle cose.


Quindi ora come ora non ho grandi pretese per il mio futuro prossimo, solo tre cose:

- Ricostruire un sistema immunitario vulnerabile e compromesso.
- Ricostruire un nuovo ritmo di vita cercando possibilmente di correre meno (così da avere sempre almeno un piede per terra) e fermandomi spesso (così da averne due).
- Ricostruire un rapporto migliore con i bambini ponendo molta attenzione ai loro moti d'animo e guardandoli per davvero (così come ho fatto durante la malattia in cui li guardavo con attenzione ed empatia per poterli curare al meglio).

Dopo ogni crollo c'è una rinascita, una possibilità di ricostruire meglio ogni cosa.



PS.
Una piccola storia come una mollica da raccontare (insignificante ma non per me). C'era un giorno, il peggiore, in cui io ho raggiunto il fondo mentre i bambini stavano già allegramente trotterellando fuori dall'influenza. Quel giorno quei poveri bimbi erano completamente abbandonati a se stessi. Io avevo la febbre altissima e dei dolori laceranti. Ero a letto mentre i bambini giravano per la casa, leggevano, giocavano, sonnecchiavano sul divano e ogni tanto venivano a trovarmi, si accoccolavano accanto a me, mi toccavano la fronte, mi accarezavano i capelli. Ad un certo punto dissi ad Áron:

- Appena mi si abbassa un pò la febbre, mi alzo e vi cucino un brodino.
- No, mamma, non ti alzare. Rimani a letto. Ci penso io a cucinare. - disse lui.
- Tu? E cosa ci cucini?
- Pane abbrustolito con l'olio.

Mi ha fatto sorridere. Col cuore però...

E quando mi alzavo per andare in bagno barcollando, mi veniva dietro e mi reggeva. Non si sa mai, fossi inciampata c'era lui ad acchiaparmi. Con i suoi 26 kg! :))
E la bimba... mi sistemava il divano con le coperte colorate e i cuscini in fila. E con tanto di bigliettino (MAMI + cuoricino).

Ecco, se non altro, questa malattia è servita anche a questo. A tirare fuori tutta la tenerezza che c'era in noi. I bambini hanno imparato ad esprimere l'affetto con gesti concreti e il significato del concetto di "cura".


9 commenti:

Strega Northia ha detto...

che bambini dolcissimi :)

nel loro piccolo modo ti hanno detto che loro ci sono per te come tu ci sei per loro :)

anche io ho avuto mezza influenza questa settimana, mezza xke' era senza febbre, ma con tutti i sintomi :(

valentina ha detto...

E' vero..ogni male serve a qualcosa...che teneri i tuoi bimbi...
tanti auguri di una buona ripresa...

ArteMamma ha detto...

I bambini sono davvero speciali:-)
...noi passiamo allegramente da un virus all'altro, sembra che non riusciamo a schivarne neanche uno...
A presto!
:-)

enikő ha detto...

grazie, amiche! :)

mg ha detto...

I figli, che risorsa meravigliosa. Sono sicura che con la loro premura hanno accelerato la tua guarigione. Un caro saluto.

luby ha detto...

Non ho figli ma immagino la dolcezza dei tuoi!
L'ho sempre detto che sono meravigliosi!
Un abbraccio alla vitamina C

Daniela B. ha detto...

Bello e intenso questo tuo racconto di cura e amore reciproci :-)

Anna ha detto...

Anche la malattia ha un suo lato buono. L'avevo scoperto anni fa, quando mio nonno si ammalò di Alzheimer. Solo allora, dodicenne, compresi per la prima volta cosa significava essere malati davvero. E scoprii il lato buono di poter vivere dei momenti di tenerezza con mio nonno. Ora lo sto rivivendo con mia mamma e il suo terribile compagno di viaggio, il cancro. Il nostro rapporto si è rigenerato. Questo viaggio anche per me non è insignificante.

enikő ha detto...

Che bello vedervi qui! :)

Annì, un abbraccio speciale a te.

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